La palma di Fortune (Trachycarpus fortunei), molto diffusa alle nostre latitudini, è classificata come specie neofita invasiva. La sua origine è asiatica, non si tratta quindi di una pianta autoctona malgrado sia anche conosciuta (e venduta) come “palma ticinese”. È presente nei giardini privati e pubblici, nei parchi dai quali si è poi espansa nei boschi e in altri ambienti naturali. Questo a causa di alcune specie di uccelli che, ghiotti dei semi, li trasportano anche a grandi distanze. |
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Propagazione nociva La propagazione della palma è nociva poiché “riduce la biodiversità degli ecosistemi locali attraverso la formazione di popolamenti monospecifici molto densi in concorrenza con la vegetazione indigena. Crea inoltre problemi alla funzione protettiva dei boschi facilitando l’erosione del suolo a causa delle sue radici piuttosto piccole e corte, che non permettono la stabilizzazione del terreno in profondità. Inoltre, le fibre che ricoprono il fusto possono aumentare la forza degli incendi.
Cosa fare per evitare l’espansione Ogni cittadino con una palma sulla sua proprietà, secondo la legge dell’Ordinanza federale sull’emissione deliberata nell’ambiente OEDA (art.15), è tenuto a procedere con delle misure di contenimento delle palme. La misura più efficace, anche a livello di costi, è quella di procedere alla rimozione della pianta tramite un taglio alla base e l’estirpazione delle giovani piantine cresciute nei dintorni. Un’altra misura è il taglio delle infiorescenze durante il mese di maggio prima della produzione dei frutti: i residui possono essere smaltiti nel compostaggio o con gli scarti vegetali. I semi maturi dell’anno precedente devono invece essere smaltiti con i rifiuti solidi urbani. Questa operazione è da ripetere ogni anno e a dipendenza dell’altezza della palma può essere piuttosto onerosa.
Sostituire le piante Sostituire la palma di Fortune con delle piante indigene a favore della biodiversità. Come esempio il corniolo (Cornus mas), il nocciolo (Corylus avellana) o il viburno (Viburnum lantana).
Smaltimento neofite invasive |
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